3 MAGGIO 2016 – RICORDO DI ITALO MASPERO
La ruota della vita gira inesorabile: ci ha lasciato Italo Maspero, classe 1921, che ha contribuito alla formazione del patrimonio ideale e di azione del Sindacalismo Autonomo con la schietta nobiltà di una bella persona, ricca di concretezza e di valore affettivo mai tramontato nel lungo tempo della sua collaborazione organizzativa, quando fu eletto nel Comitato Direttivo deal Congresso del 1956.
A ricordo Suo e dei tanti appassionati del Sindacato Autonomo INAIL, che Lui ripropose alla memoria delle generazioni di associati che si sono succedute, pubblichiamo di nuovo questa “Testimonianza” rilasciata in occasione del Cinquantenario del 1996:
“Questo è il Sindacato nel quale credo”
1946 – 1996. Cinquanta Anni, Una Vita, densa di avvenimenti in stretta connessione con vicende del nostro Paese uscito dalla guerra stremato ed economicamente a pezzi, ma con una gran voglia di rimboccarsi le maniche e ricominciare a vivere, con un unico grande desiderio: assaporare il gusto di quella libertà che, per tanti anni gli era stata negata e che, ora finalmente era a portata di mano.
Ci accomunava forse un rinnovato senso di fratellanza, il bisogno di dimenticare le divisioni, le atrocità della guerra, la voglia di costruire un avvenire migliore, un avvenire nel quale i diritti dell’individuo non potessero più essere calpestati.
Con questo spirito e con questo intento si costituiva presso il nostro Istituto il “SINDACATO AUTONOMO”, una Associazione di uomini liberi, ideata e creata da un pugno di volenterosi, convinti che i beni supremi della vita, una volta conquistati, dovessero essere gelosamente custoditi e difesi.
Con orgoglio, possiamo oggi affermare che, per quanto ci riguarda, l’obiettivo non solo è stato raggiunto ma, a distanza di tanti anni, si rileva come l’unico perseguibile.
Lo stesso obiettivo al quale, con evidenti ed inevitabile difficoltà hanno poi cercato e cercano tuttora di arrivare quei lavoratori che, nel corso degli anni, si sono lasciati lusingare e trascinare nella diaspora delle fazioni politiche.
Certo alcune divisioni noi pure le abbiamo subite, sofferte, spesso ci hanno anche danneggiato, ma non ci hanno mai spaventato né distratto dai nostri propositi.
Per noi è sempre esistito solo ed unicamente “IL SINDACATO” un organismo semplice e schietto nato senza altri fini che la giusta tutela dei diritti del lavoratore.
Dei risultati raggiunti non possiamo che essere grati a quanti, sfidando le insidie e gli ostacoli frapposti, hanno saputo tirare dritto e consentirci ora di celebrare il CINQUANTENARIO di una Associazione che la sua identità l’ha trovata sin dalla nascita.
Ricordare tutti non sarebbe certo facile, ci vorrebbero pagine e pagine e si correrebbe il rischio di dimenticare qualcuno, di fare torto a chi, pur senza aver ricoperto incarichi di rilievo, ha comunque portato il suo valido contributo.
A questo punto la mente vacilla, è un turbinio di gente che nel ricordo si affolla, come in una grande galleria di famiglia, tanti volti di persone care, ormai scomparse, ma sempre vive in noi, perché per tutti noi sono stati maestri di vita, perché con noi hanno diviso momenti indimenticabili di quella fraterna e solidale amicizia che ha sempre contraddistinto i rapporti all’interno del nostro Sindacato.
Come dimenticare Salvatore Perez, Oscar Puglisi, Carlo Utili, Gesuino Taras, Alfredo Franzetti, Mario Gritti? Per non citare che alcuni fra i massimi rappresentanti di tutta una serie di uomini che, con il loro entusiasmo, le loro battaglie e la loro preparazione hanno saputo guadagnare stima e rispetto per un Sindacato che, data la sua estraneità ai partiti, non incontrava certo protezioni e simpatia in determinati e ben consolidati ambienti del potere.
E di quei momenti difficili che, per la prima volta, videro assottigliarsi le fila della nostra Associazione non si può non ricordare una frase di Oscar Puglisi: “Non importa, a costo di rimanere il solo iscritto, io resterò sempre nell’Autonomo, perché questo è il Sindacato nel quale credo”.
Così dicendo, forse senza volerlo, segnava profondamente le nostre coscienze e le invitava a non abbondonare la retta via.
Quante volte è riecheggiata nelle nostre menti ed in maniera quasi martellante quella frase? Certo spesso, perché molti sono stati i momenti difficili nei quali ci si sarebbe potuti anche smarrire.
Ed ora a gran voce possiamo rispondere: “Avevi ragione, siamo ancora qui, siamo rimasti in tanti, i fedelissimi, ormai non più giovanissimi che, con il loro spirito ed il loro impegno hanno portato nuova linfa ed hanno fatto questo Sindacato ancora più bello e forte e…tanti sono tornati ad arricchire le fila della Sezione ex Dipendenti”.